«A nfh anfh...». Come?, chi è che parla? «Anfh anfh apr... anfh... arriv anfh alala port... anfh...». Vada via, maniaco, altrimenti chiamo mio marito!, grida al citofono la donna, ore 7 in punto. Tranquilla, signora: quello accasciato sul portone è il suo consorte appunto, soltanto che s’è strozzato nell’allungo dei 40 minuti di corsa e ora ansima e farfuglia. Podisti preagonici, runner figacciotti, vecchioni rattrappiti in cerca di salute, palestrati dalle cosce di scrofa, squinzie equinoidi dai «glutei sodi in tre mosse», fiacchi falliti, fatti cornuti, salutisti a torso nudo, fanatici ciclici come computer, cifotici lemmi come testuggini: erano in dieci, divennero cento, sono mille e più i garibaldini di una città che ha scoperto il grado nobile dello sport, ovvero la corsa. Determinati come muli dipingono l’asfalto al suono dei loro «tump tump». Ci sono «Quelli del Parco», centinaio di eroi che si ritrovano all’alba in Largo Due Giugno. Ci sono «Quelli della Pineta», che partono da San Francesco al ritmo orizzontale del footing. Ci sono «Quelli del Lungomare», un migliaio che si snodano nell’arco del giorno fino a San Girolamo, Torre a Mare, se il cuore lo vuole. I campestri «Amici dello Stadio San Nicola», i celebranti «C.U.S. Bari Runners», gli «All Blacks Runners», i solipsisti che si cimentano a ogni ora, i drappelli che scoprono l’urbe con occhi nuovi. E le figure mitologiche come Ercole, pronto per i 100 chilometri nel Sahara senza bussola. Vivicittà in aprile (12 Km), Barincorsa a maggio (21,097), la Barimarathon (42,195) di oggi alle 9 sono le tappe principali per i pochi agonisti, i master (iscritti a una federazione) e l’esercito di amatori. La Caravella d’argento corona la convivenza sportiva di chi si è distinto nelle prove. Ma attorno a questi eventi si incasellano The Christmas Run, Barincorsa Junior, Di corsa con papà, le escursioni per anziani con ragnatele nel cavo dei ginocchi, e soprattutto Race for cure e Barincorsa Rosa, dedicate al fenomeno nel fenomeno: le donne che, con 5000 iscrizioni, hanno superato gli uomini nella passione per il jogging. Correre, correre sempre, tre volte a settimana per espandere i mantici e allungare i muscoli. Anche sotto la pioggia, non mancano gli abiti tecnici nell’armamentario del runner: giubbini frangivento, canotte coolmax e polar, satellitare da polso che segnala la posizione anche se non sei nel Gobi ma sul Canalone, il cardiofrequenzimetro con fascia adesa al petto o al seno bombato dal chirurgo, la bandana e le braghe acetate se sei un guzzale (cafonazzo) da competizione, i tessuti in tinte di stagione se credi nella moda, il cinturone con boccette di integratori, glucosio, sali minerali da tracannare al cronometro se hai fatto una mania del rito salubre. Guarda lì: il deputato Francesco Paolo Sisto, tra i grandi del Foro, sfila al galoppo, lo acciuffi soltanto in scooter, Domenico Di Paola, amministratore unico di Aeroporti di Puglia, procede lungo corso Cavour. Elio Sannicandro, assessore e presidente del nostro Coni, l’ex sottosegretario pd Antonio Gaglione, aduso a cimentarsi nel triathlon, la vedova Tatarella su camminata fitwalking che va per la maggiore, Gaetano Piepoli, della Snc Impianti termoidrici e letture contatori, il figlio suo. I fratelli Radicci della spa Automobili, concessionari Ferrari, Maserati, Jaguar e Land Rover. Raffaele Fitto e padre Giovanni Matera, ex priore della Basilica di San Nicola, ci andavano giù tosto. Insistono Simeone Di Cagno Abbrescia, antesignano delle presenze baresi alla maratona di New York, le giornaliste dell’Ansa, valenti, metodiche. E la stessa Gazzetta vanta una tradizione. Il nerovestito Lino Patruno, ventre piatto e sportivo puro, è stato l’iniziatore. E numerosi runner sono cresciuti qui in redazione, fra i quali spicca il master Nani Campione, che ha spremuto tre volte i polpacci a New York, seguito a fatica da Roberto Calpista e Michele Cozzi senza fare ricorso al 118.
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