Una splendida giornata estiva ha fatto da scenario alla 15^ edizione della Maratonina del Levante o, più semplicemente, Barincorsa. Mentre tantissime manifestazioni del centro-nord sono state bagnate da forti piogge, a Bari si è combattuto contro il forte caldo, mitigato solo in parte, in direzione sud, da un leggero soffio di vento. Quindicesima edizione dicevo, e quindicesima presenza del sottoscritto in veste di partecipante o di osservatore di una gara inventata e organizzata da Franco Granata, e che ha vissuto momenti di grande importanza arrivando a costituire il campionato italiano master. Domenica scorsa, complice anche il contemporaneo svolgersi in città di una manifestazione di auto d’epoca, si è dovuto procedere ad una variazione del percorso rispetto a quello oramai collaudato da diversi anni, che prevedeva il passaggio in direzione nord, verso il porto, toccando la zona del Lungomare più cittadina, lambendo anche il Castello Svevo. Questa volta, invece, il doppio giro si svolgeva in direzione sud, arrivando fino al Lido Trullo: purtroppo, la maggior parte dei gps dei concorrenti ha registrato qualcosa come 500 metri in meno, come d’altronde era parso chiaro all’arrivo dei pacer (novità di quest’anno) tutti fuori tempo previsto, come aveva subito evidenziato l’ottimo speaker, Luciano Magno, che si è davvero ben disimpegnato. Questo l’inconveniente più significativo di una manifestazione tutto sommato ben organizzata e che potenzialmente potrebbe davvero essere una manifestazione top, pur tenendo presente il clima di generale recessione e la difficoltà di reperire sponsor in una realtà sempre più povera. Ma andiamo con ordine. Al mio arrivo, alle ore 8,00, in Piazza Diaz, presso un gazebo non molto grande, è già cominciata la distribuzione dei pettorali che sembra avvenire in ordine; più in là, Franco Granata mi confessa le sue paure per il mancato arrivo del furgone contenente i pacchi gara che è bloccato sulla strada, probabilmente per l’allestimento della gara delle auto. Più tardi, mentre l’arrivo contemporaneo della gran massa dei podisti costringe a qualche difficoltà nella distribuzione dei pettorali, maggiori problemi si registrano nella consegna dei pacchi gara, partita in ritardo e avvenuta presso il suddetto furgone, dove qualche addetto in più non avrebbe guastato. Risolti, comunque, questi iniziali problemi, i podisti cominciano le operazioni di riscaldamento, con ricorso di qualcuno ai fondamentali bagni chimici (siamo in pieno centro!), anche se qualcuno preferisce le zone nascoste del lungomare. 15 euro la quota d’iscrizione per la mezza: il pacco gara è sostanzialmente di ottima fattura, con simpatico zainetto e maglia tecnica di marca, ma manca il chip, e molti podisti lamentano questa mancanza in un percorso basato su due giri identici, con la sede stradale divisa da soli birilli. Ben si sa che l’occasione fa l’uomo ladro, anche se onestamente si può frodare anche con il chip: al momento mi è stato segnalato un unico episodio, anche se il prode atleta è stato subito bloccato e costretto a staccarsi il pettorale. Partiti con qualche minuto di anticipo i ragazzini e i meno allenati che partecipano alla gara di un 1,5 km (la Maratolice, a favore della Lega Italiana contro l’Epilessia), i giudici chiamano alla partenza tutti gli atleti che dovranno disputare la mezza e la 10 km (non competitiva), valida come campionato interregionale Bersaglieri. Molti podisti hanno già educatamente occupato lo spazio dietro le transenne poste sulla linea di start, ma una buona parte dei ritardatari si ostina a rimanere avanti non volendo assolutamente andar dietro chi è già schierato. Se ciò può essere comprensibile per chi lotta per la vittoria o per le prime posizioni (per l’anno prossimo suggerisco di usare il criterio adottato domenica scorsa a San Pancrazio Salentino con prima fila dedicata ai top runners, contrassegnati da speciali pettorali), assurda è la presenza nelle prime file, se non addirittura in prima, di gente che cammina ad andature notevolmente superiori a 5’/km o di anziani forse attratti dal potersi rivedere il giorno dopo nelle foto sui giornali. Si scatena così una battaglia tra i podisti già schierati che non vogliono cedere il posto ai ritardatari, tra questi ultimi e gli addetti alla sicurezza che li premono, e tra tutti i podisti e il giudice provvisto di pistola che minaccia di non dare il via se non si rispetta il punto esatto di partenza. Parole, spinte, pressioni, polemiche e inevitabile ritardo di oltre dieci minuti: l’improvviso sparo cancella tutto e gli atleti partono come schegge. Purtroppo non c’è stata la paventata presenza di Genny Di Napoli e di Totò Antibo (quest’ultimo ormai impegnato in una più importante gara di vita), che avrebbero davvero aggiunto una nota di spettacolarità a questa manifestazione. Da subito è il monopolitano Vito Sardella (tesserato per la Violetta Club di Lamezia Terme) a prendere il comando delle operazioni; a breve distanza seguono Vincenzo Trentadue (nato a Palo del Colle, tesserato per l’Athletic Terni), il salentino Stefano Musardo (Toscana Atletica) e Rocco Nitti, unico master del gruppo (Manzari Casamassima). La lotta per la vittoria è tra loro, il resto del gruppo è da subito staccato, pur se affascinanti sono le sfide per cogliere il successo nella propria categoria. Tra le donne, è da subito un duello tra Daniela Fontanarosa (Bersaglieri Bari) e Emma Delfine (Nadir Putignano). Con troppo anticipo vien annunciato l’arrivo del vincitore: in realtà passano alcuni minuti prima che Vito Sardella, per la sesta volta, si affermi in questa manifestazione in 1:08:48. Secondo è Stefano Musardo in 1:09:46, che vince il campionato italiano dell’Aeronautica. Chiude il podio Vincenzo Trentadue in 1:10:04, seguito da Rocco Nitti, quarto in 1:10:17. Vito Graziosi (Nicolaus Bari) è quinto in 1:13:49, con Piero Tortorella sesto con lo stesso tempo; a seguire, Mimmo Tedone (Cral Amiu Bari – 1:13:51), Luigi Leotta (Atl. Goceano SS – 1:13:55), Piero Argentiero (Team Francavilla – 1:14:14) e Giuseppe Sestito (Violetta Club – 1:14:26). Tra le donne si afferma Daniela Fontanarosa in 1:27:22, che sorprende persino gli addetti costretti a farle ripetere l’arrivo a favore dei fotografi, davanti a Emma Delfine (1:28:54) e a Silvana Iania (Free Runners Molfetta – 1:30:38). Quarta è Nicoletta Ramunno (Amici Strada Tesoro – 1:32:39), seguita da Maria Edvige Mattesi (Faggiano – 1:33:20). All’arrivo, dopo il ritiro della medaglia e della bustina ristoro e dei tanti yogurt offerti da uno sponsor, tutti i podisti (947 i finisher della mezza, circa 5000 i partecipanti complessivi) lamentano di aver sofferto per il gran caldo. Da segnalare la piacevole presenza di un buon numero di spettatori, anche se molti non hanno ancora capito che durante una gara podistica non ci si deve introdurre sul percorso con biciclette. Sotto il sole ho atteso l’arrivo di quasi tutti i podisti resistendo fino alle 2h e 15’ di gara, prima di concedermi un minimo di riposo, mentre alle premiazioni, sollecitamente partite, si era già recata mia moglie, che aveva già provveduto a scattare altre foto in un altro punto del percorso. Dopo alcune riconoscimenti di rito rivolte alle istituzioni, la premiazione (alla presenza dell’Assessore allo sport del Comune di Bari, Elio Sannicandro) dei primi tre uomini e delle prime tre donne. A seguire il riconoscimento per i vincitori della gara di 10 km dei Bersaglieri (Paolo De Bartolo in 39:40 tra gli uomini e Daniela Fontanarosa in 40:59 tra le donne), quello per Stefano Musardo, campione italiano sulla mezza dell’Aereonautica, e via via tutte le categorie (ottimi cesti colmi di prodotti gastronomici e felpe di qualità), prima di chiudere con le società (sesta vittoria per la Kankudai Bari tra gli uomini e successo per l’Atletica Castellana tra le donne). Alle 13,00 la manifestazione si poteva definire terminata, se si escludono le consuete operazioni del dopo gara.
Il giudizio finale si potrebbe sintetizzare con quanto scritto dall’ottimo Giuseppe Sestito in un commento su queste pagine: “Gara dalle ottime potenzialità, con un percorso perfetto. Una piccola Roma-Ostia. A quando il salto di qualità?”. Al capacissimo ed intraprendente Franco Granata, basterà innanzi tutto, rimisurare il percorso e portarlo ai canonici 21,097 km; poi, reintrodurre il chip; gestire meglio le operazioni iniziali di distribuzione pettorali (e pacchi gara), e, infine, creare (secondo il mio modesto avviso) una griglia per i più forti, evitando “ingombranti” ed inutili presenze sulla linea di partenza. Pochi suggerimenti per un organizzatore valente che comunque va ringraziato e lodato per la capacità di portare avanti una manifestazione da grandi numeri a Bari, al sud, in un periodo di difficoltà economica generale.
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