Nonostante il clima estivo (il termometro segnava alle 09:30, 27° C e un tasso d’umidità vicino al 60%) poco conciliante con una gara podistica, la manifestazione indetta dall’A.S. Atletica Castellana FREEDOGS ha saputo comunque regalare grandi Emozioni. Location ideale per il suo raduno, appunto la VILLA COMUNALE, perfetta organizzazione nella distribuzione dei pettorali e brillante idea nel realizzare al solito “classico ed ormai obsoleto pacco gara” un gadget valido come biglietto d’ingresso per visitare la GROTTA BIANCA. Un richiamo piacevole per i podisti locali, le famiglie e i turisti (padroni assoluti in questo periodo dell’anno). Durante il percorso, sorvegliato e ben segnalato, con 3 punti ristoro (acqua e spugna) in poco meno di 10 chilometri, si è potuto apprezzare oltre al gusto di correre con tutta tranquillità (come di rado, oramai, ci capita!!!) anche il belvedere di un paese posto in collina (a 300 metri dal mare) immerso nel suo verde con gli ulivi secolari a fare da cornice. Qualcuno di Noi (me compreso), si è lasciato trasportare da questi odori, non curando, per una volta, il proprio crono e lasciando libertà al proprio gesto atletico. La collana di fotografie rende più partecipativa la stessa edizione, più di quanto mi possa sforzare di descrivervi. Sicuramente posso dirvi una gara da rifare (10 e lode) e da prenotarsi per il prossimo anno. Quando si dice che una GARA PODISTICA può essere da collante per il nostro TURISMO, CASTELLANA GROTTE è stata sicuramente l’emblema per un domenica d’Agosto in Puglia.
domenica 28 agosto 2011
venerdì 26 agosto 2011
giovedì 25 agosto 2011
Tagli, debiti, austerity a Bari lo sport ora cerca alternative
BARI - Incredulità, sgomento, ma anche rabbia. La morte di Franco Granata - che potrebbe essere legata ad eventuali difficoltà economiche - chiama alla mobilitazione il mondo degli organizzatori di manifestazioni sportive. Di chi consente alla stragrande maggioranza di appassionati, di correre, pedalare in bicicletta, nuotare, pattinare, giocare a pallacanestro. Sono loro, gli organizzatori, che hanno contribuito in maniera determinante ad avviare il processo di riappropriazione degli spazi urbani. Se oggi piazze, giardini, strade e marciapiedi non fanno più paura, dobbiamo ringraziarli. Il merito va condiviso.
Un obiettivo raggiunto a costo di enormi sacrifici economici. Ed è proprio per questo che la vicenda di Granata - nonostante non esista al momento alcun collegamento diretto - riapre la ferita, mai cicatrizzata, del rapporto burrascoso con le istituzioni, legato alla erogazione dei contributi. Certo, l’imprenditore sportivo rischia di suo. Questo lo sanno tutti. Fa parte delle regole del mercato, lui è un professionista del settore: se sei bravo, guadagni. Altrimenti chiudi baracca e burattini. Diverso il discorso per gli organizzatori di casa nostra, quasi esclusivamente volontari, rappresentanti di associazioni dilettantistiche, per i quali è praticamente impossibile trasformarsi nel Re Mida di turno. Qui l’impegno, la passione, le risorse personali, rappresentano gli ingredienti quotidiani di ogni manifestazione sportiva che si rispetti. E che - non bisogna dimenticarlo - sono diventati patrimonio della comunità, biglietto da visita per un territorio.
La regola della legge spietata del mercato, insomma, non regge. Si aspettano e si chiedono contributi per iniziative che hanno l’unico obiettivo di promuovere la pratica sportiva, lo socializzazione, lo stare insieme. Ricoprendo così vuoti istituzionali. Oggi, la scure dei tagli continua a mietere vittime. L’impatto è forte, devastante in alcuni casi. Indietro, purtroppo, non si può tornare se i bilanci degli enti locali sono dimezzati, se ci sono i patti di stabilità da rispettare, se le norme penalizzano le istituzioni e la prima cosa da tagliare diventa lo sport. C’è la necessità, allora, di un ripensamento generale: svolgere attività contando esclusivamente sui contributi pubblici non è più possibile.
Allora? Forse, una strada da percorrere può essere questa: meno quantità e più qualità. Eliminare, ad esempio, gli eventi collaterali, ridurre i famigerati pacchi gara, gioia e delizia di ogni concorrente, abolire gli accessori tecnici, dar vita ad una iniziativa che contenga più gare, su distanze diverse, mettendo insieme le sinergie organizzative. Fino a dieci anni fa il Coni erogava i contributi per l’attività alle società sportive e alle Federazioni. E la catena di Sant’Antonio, con le inevitabili ricadute periferiche, funzionava. I tempi sono cambiati. L’austerity è in mezzo a noi.
Un obiettivo raggiunto a costo di enormi sacrifici economici. Ed è proprio per questo che la vicenda di Granata - nonostante non esista al momento alcun collegamento diretto - riapre la ferita, mai cicatrizzata, del rapporto burrascoso con le istituzioni, legato alla erogazione dei contributi. Certo, l’imprenditore sportivo rischia di suo. Questo lo sanno tutti. Fa parte delle regole del mercato, lui è un professionista del settore: se sei bravo, guadagni. Altrimenti chiudi baracca e burattini. Diverso il discorso per gli organizzatori di casa nostra, quasi esclusivamente volontari, rappresentanti di associazioni dilettantistiche, per i quali è praticamente impossibile trasformarsi nel Re Mida di turno. Qui l’impegno, la passione, le risorse personali, rappresentano gli ingredienti quotidiani di ogni manifestazione sportiva che si rispetti. E che - non bisogna dimenticarlo - sono diventati patrimonio della comunità, biglietto da visita per un territorio.
La regola della legge spietata del mercato, insomma, non regge. Si aspettano e si chiedono contributi per iniziative che hanno l’unico obiettivo di promuovere la pratica sportiva, lo socializzazione, lo stare insieme. Ricoprendo così vuoti istituzionali. Oggi, la scure dei tagli continua a mietere vittime. L’impatto è forte, devastante in alcuni casi. Indietro, purtroppo, non si può tornare se i bilanci degli enti locali sono dimezzati, se ci sono i patti di stabilità da rispettare, se le norme penalizzano le istituzioni e la prima cosa da tagliare diventa lo sport. C’è la necessità, allora, di un ripensamento generale: svolgere attività contando esclusivamente sui contributi pubblici non è più possibile.
Allora? Forse, una strada da percorrere può essere questa: meno quantità e più qualità. Eliminare, ad esempio, gli eventi collaterali, ridurre i famigerati pacchi gara, gioia e delizia di ogni concorrente, abolire gli accessori tecnici, dar vita ad una iniziativa che contenga più gare, su distanze diverse, mettendo insieme le sinergie organizzative. Fino a dieci anni fa il Coni erogava i contributi per l’attività alle società sportive e alle Federazioni. E la catena di Sant’Antonio, con le inevitabili ricadute periferiche, funzionava. I tempi sono cambiati. L’austerity è in mezzo a noi.
di GAETANO CAMPIONE - La Gazzetta del Mezzogiorno
martedì 23 agosto 2011
Ciao Franco
"Un ricordo di Franco"
Leggendo la Gazzetta del Mezzogiorno, datata oggi, apprendo della scomparsa di Franco Granata. A Lui si devono l'organizzazione di Barincorsa, la corsa di Babbo Natale, ed altre manifestazioni legate al mondo della corsa. Il mio ricordo con Lui è il mio primo ponte di Bari, salendolo, correndo mi affiancava dandomi consigli, e mi incitava a non mollare... Grazie Franco, ho trasmesso i 'tuoi piccoli passetti' ad altri amici a cui per la prima volta ho fatto salire i ponti correndo! Speriamo che, qualcuno raccolga la sua eredità sportiva.
Corri ancora sconfinatamente Franco !
Francesca Morisco
E' morto Franco Granata, Presidente dell'A.S.D. Barincorsa
L'amico Antonio Torres di Adelfia mi ha appena girato una di quelle notizie che nessuno vorrebbe mai leggere e/o ricevere. E' morto Franco Granata, Presidente dell'A.S.D. Barincorsa nonchè validissimo organizzatore dell'omonima maratonina del Levante, la corsa di Babbo Natale, Correndo per Bari e del trofeo La Caravella. Tutte sue creature alle quali ci teneva tantissimo per la diffusione del podismo nella sua amata Bari. A noi podisti, top runners e tapascioni, l'onore di continuare la sua missione in sua memoria e nell'ambito di quella magnifica famiglia di sportivi cui ognuno di noi si onora di far parte.
Ciao Franco e grazie per tutto quello che hai saputo regalarci in tutti questi anni!
Scritto da Vito Porcelli - redazione Podisti.net
lunedì 22 agosto 2011
Garmin Forerunner 205/305 non si accende (soluzione)
Per i possessori del Garmin Forerunner 205-305, visto che è già accaduto a qualcuno che il dispositivo non dia più segni di vita, praticamente non si accende e non c'è modo di riattivarlo, c'è questa soluzione che potrebbe farlo resuscitare:
- Premere contemporaneamente il tasto mode e reset.
- Premere il tasto accensione e rilasciare solo il tasto reset.
Ora il Garmin dovrebbe accendersi e chiede se lo si vuole resettare. Dare ok e impostare tutti i dati come se fosse la prima volta (anche senza resettarlo dovrebbe andare e riprendere tutti i dati precedenti). Buon allenamento!!
da ASD Happy Runners Altamura
sabato 13 agosto 2011
Il dolore alla gamba
La corsa si sa: abbassa la pressione arteriosa. Pochi invece sanno che può aumentare quella muscolare di piede e gamba. Si tratta della sindrome compartimentale. Disturbo non raro, ma raramente diagnosticato. I suoi dolori sono infatti insidiosi e non facilmente riconducibili al problema: nei muscoli affaticati dalla corsa, liquidi, scorie e sangue non vengono smaltiti con la dovuta rapidità e si accumulano. I muscoli tuttavia si possono distendere e gonfiare in modo limitato perche avvolti da fasce fibrose spesse e resistenti che hanno funzione protettiva. Tanto che se il muscolo non viene messo a riposo per tempo la pressione al suo interno sale fino a scatenare dolore. Il riposo risolve i disturbi nel giro di pochi minuti o al massimo in poche ore, salvo poi ripresentarsi identico al successivo allenamento. La sede dei disturbi dipende dal muscolo o dai muscoli interessati dalla sindrome, la più frequente è la sindrome del tibiale anteriore: tutto il muscolo al davanti e lateralmente all'osso della tibia diventa gonfio duro e dolente. Nelle forme più lievi il riposo risolve momentaneamente i disturbi, ma in quelle più gravi i dolori possono diventare così acuti da richiedere un intervento chirurgico immediato: la fascia che avvolge il muscolo deve essere incisa per un lungo tratto in moda da decomprimere le sue fibre. Anche le forme croniche possono essere trattate chirurgicamente in questo modo, ma solo se i trattamenti a base di riposo, fisioterapie e antiinfiammatori non si sono mostrati efficaci. Difficile la diagnosi: un esame clinico accurato e le modalità di insorgenza dei disturbi possono essere di aiuto, mentre gli esami radiologici risultano del tutto inadeguati e non mostrano in genere nessuna anomalia. La misurazione della pressione intramuscolare è l'esame più appropiato, ma sono pochi i centri ad effettuare questo esame e andrebbe condotto quando i sintomi sono ancora vivi altrimenti potrebbe dare valori del tutto normali.
da www.lodispoto.it
venerdì 12 agosto 2011
martedì 9 agosto 2011
Il dolore alla pianta del piede
Piste in materiali sintetici, prestazioni esasperate e corridori di età sempre più avanzata hanno fatto risalire la fascite plantare tra i primi posti nella hit parade delle infiammazioni più frequenti del piede. Si tratta di una fascia fibrosa spessa e resistente tesa sotto la pianta del piede dal calcagno alle dita. Protegge le delicate strutture sottostanti, vasi tendini e nervi e concorre a rendere il piede arcuato. Tuttavia è proprio questa doppia funzione ad esporla a dolorose ed invalidanti infiammazioni. La suola delle scarpette, la pelle e l'abbondante cuscinetto plantare adiposo non riescono infatti ad assorbire tutti i microtraumi che la corsa comporta e vengono trasmessi allla fascia plantare. Di norma questo elemento non soffre facilmente perchè si è sviluppato proprio per svolgere questo compito, ma allenamenti troppo intensi specie se eseguiti su superfici sintetiche a restituzione elastica possono superare la resistenza della fascia e infiammarla. Con l'età inoltre il cuscinetto adiposo distribuito tra la pelle della pianta e la fascia si atrofizza, diventa più sottile e non svolge più bene la sua fùnzione di tessuto antischok. Di qui le infiammazioni e i dolori al piede dei corridori dai capelli bianchi. Piedi troppo cavi o al contrario troppo piatti mettono invece in eccessiva tensione la fascia plantare esponendola anche in questo caso ad infiammazioni. Per tutti una sola terapia: plantari con una correzione studiata su misura e dotati di un rivestimento spesso e morbido. Ovvio il riposo o la riduzione della intensità degli allenamenti. Vi sono tuttavia casi resistenti a queste soluzioni, ai farmaci antiinfiammatori e alle comuni fisioterapie. La ipertermia endogena con microonde o la terapia ad onde d'urto possono allora risultare più efficaci. Si tratta di forme di fisioterapia più recenti che hanno la capacità di sollecitare la risposta biologica del tessuto degenerato quando l'infiammazione è durata troppo a lungo. Rara ma drammatica la rottura della fascia plantare e immediata la invalidità: l'infortunato avverte un dolore improvviso e non solo correre diventa impossibile, ma anche appoggiare il piede per terra risulta penoso. Spesso è la conseguenza di troppe infiltrazioni locali di cortisone eseguite nel tentativo di curare una fascite refrattaria alle cure o di uno sforzo violento che ha finito di lacerare una fascia già indebolita da una infiammazione cronica. Inevitabile l'intervento chirurgico per ricucire la fascia rotta. A volte l'intervento si rende invece necessario se la fascia plantare viene giudicata troppo tesa e per questo infiammata: per via endoscopica viene recisa parzialmente fino a restituirle la giusta tensione.
da www.lodispoto.it
domenica 7 agosto 2011
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