Il Circolo A.C.L.I. “Dalfino” è riuscito a far rinascere l’antica tradizione e, con determinazione e costanza, si è riusciti a riportarla nelle strade, nei vicoli e nelle antiche corti, proprio come avveniva un tempo. Sono quasi 30 anni, infatti, che l’iniziativa è presentata puntualmente, ogni anno, dal o Circolo, tanto da divenire un grande appuntamento cittadino e, in particolar modo, per tutta la gente di Bari Vecchia che con grande entusiasmo e soddisfazione si è riappropriata dell’evento. Per la circostanza, in maniera del tutto spontanea, nelle case della Città Vecchia, si imbandiscono tavole e si da così vita all’antica usanza.
Michele Fanelli vice presidente del circolo Acli Dalfino autore di molti libri dedicati alla storia e alle tradizioni popolari di Bari, ci fornisce alcune informazioni sulla vigilia com’è nata e, in che maniera si svolge.
La tradizione popolare vuole che S. Giovanni porti la “Vigilia” perché a Lui sarebbero legati 3 giorni, cosiddetti di “S. Giovanni”. La leggenda narra che S. Giovanni “il Battista” dormì per 3 giorni e 3 notti consecutivi ed il suo sonno fu talmente profondo che neanche Gesù Cristo riuscì a svegliarlo.

E’ sicuramente una notte magica!.
Ora qui di seguito vi ricordo il menù della Vigilia di S. Giovanni perché ognuno possa ottenere precise indicazioni:
- Antipasto: cozze nere e provolone semi-piccante, olive nere, salsiccia piccante. Vino nero rinfrescato nel ghiaccio.
- Primo: spaghetti alla “s. Geuanidde”, menuicchie che la recotta marzoteche. Vino nero fresco.
- Secondo piatto: frittura di pesce caldo. Vino nero fresco.
- Sopataue: sedano, ravanelli, lattughe e cicorie fresche. Vino nero fresco ed infine la frutta di stagione: i fioroni di S. Giovanni.
Con questi ultimi si concludeva la tavolata di S. Giovanni rispettando la tradizione culinaria rispondente al motto: “San Geuanne, San Geuanne, pigghe chelumme e ammine nganne”. Dopo questa cena “allegrotta” quasi non ci si riesce ad alzare da tavola e si recita il seguente detto: “Storia me non è chiù, male a lore e bene a nù. Ce qualche june da demande, me senghe megghie mò ca tante, ce da demande u patrone, stogghe disciune!”
Articolo di Michele Cassano
Nessun commento:
Posta un commento