domenica 17 giugno 2012

La stanchezza psicologica da sport


Nello sportivo la stanchezza può avere cause fisiche, cioè cause fisiologiche precise oppure, più raramente, essere dovuta a sovrallenamento. Nell'80% dei casi però non si tratta di stanchezza fisica e infatti gli esami non rilevano nulla di significativo. Si deve perciò parlare di stanchezza psicologica dovuta a errori che il runner commette spesso inconsapevolmente.
Le motivazioni  e gli obbiettivi – L'entusiasmo con cui si parte in un progetto sportivo (per esempio correre la prima maratona) può scontrarsi con la dura realtà. Il soggetto non è ancora preparato per un carico allenante eccessivo oppure per prestazioni troppo al di là del suo potenziale atletico. La mente si accorge di ciò in base ai segnali che arrivano dal corpo e pone un veto alla prosecuzione di un progetto assurdo. Solo runner particolarmente nevrotici lo ignorano e continuano in programmi di allenamento per loro impossibili arrivando al vero sovrallenamento. Questo meccanismo è quello che salva molti runner dal sovrallenamento. Compare la stanchezza e un senso di frustrazione nel non riuscire a compiere niente di significativo in campo sportivo. Cosa fare? Anziché vedere questa situazione come negativa, vedetela come positiva, un segnale che indica di ridimensionare i propri obbiettivi per vivere meglio, il vero e unico scopo della pratica sportiva. Essere dei vincenti nella vita non significa arrivare prima, ma conoscersi a tal punto da porsi sempre obbiettivi ragionevoli che si possono centrare.

 Il gruppo – Spesso chi si allena in gruppo ed è fra i più deboli cade vittima di periodi di stanchezza. Ho definito questo stato come "sindrome dell'ultimo". Praticamente ogni allenamento diventa una gara e alla fine scatta il meccanismo di salvataggio: la mente si ribella a uno stato di cose che porterebbe il fisico all'esaurimento. Cosa fare? Cercate di ritagliarvi all'interno del gruppo allenamenti facili. Per esempio se i più veloci fanno quattro giri, fatene due o tre, ma arrivate con lo stesso grado di fatica dei primi del gruppo.
Il periodaccio – Ovviamente non c'è solo la corsa nella vita. Difficoltà sul lavoro, in famiglia o ogni altra preoccupazione possono far scattare il rifiuto a un ulteriore carico stressante (l'allenamento) nella giornata. Cosa fare? Cercate di analizzare la vostra situazione con calma e usate lo sport come mezzo distensivo e non ulteriormente stressante. Riducete la qualità degli allenamenti, magari allenandovi con un runner più debole di voi. Insomma fate della corsa un piacere e non un dovere.
Il divertimento – Quale sia la vostra concezione della corsa, dovete sempre chiedervi cosa vi diverte. Una volta trovata la risposta, pianificate il vostro rapporto con la corsa in modo che questo quid non manchi mai. Ma attenzione: la motivazione del divertimento non deve dipendere dagli altri, ma da voi. Risposte sensate sono: il senso di libertà, il contatto con la natura, la scoperta del mio corpo ecc.. Risposte imbecilli sono: "arrivare primi" o "vincere i premi".

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